Come avevo previsto la scorsa settimana, i giorni degli esami nella mia scuola sono stati FOLLI: per questo i giorni mercoledì 30 maggio, giovedì 31 maggio e venerdì 1 giugno si possono riassumere in una manciata di parole: corricorricorri, leggileggileggi, scriviscriviscrivi, correggicorreggicorreggi, interrogainterrogainterroga, valutavalutavaluta. Insomma, io ho fatto quel che ho potuto. Con l'alimentazione non ho fatto grossi pasticci, ma non ho visto neanche da lontano la palestra e il tempo da dedicare a una camminata di un'ora ogni giorno non è sbucato quasi mai. Conto di ritagliarmelo nel fine settimana, ma vediamo com'è andata:
sabato 2 giugno: passo tutta la mattina a smaltire del lavoro arretrato, e nel pomeriggio vado al mare col proposito di camminare. Ma sul bagnasciuga fa troppo vento, aspetto che cali su un lettino vicino al muro. Mi addormento e mi sveglio che è l'ora di andare a casa a preparare cena
domenica 3 giugno: è il compleanno di Riccardo. Mi sveglio inquieta, perché da tradizione il giorno del suo compleanno siamo invitati a pranzo dai suoi e questa sarebbe la prima volta che mangiamo insieme da quando sono a dieta. E so che non avrò voglia di rispondere educatamente alle domande maleducate che mi faranno. Quando nei piani per la giornata non viene menzionato questo impegno sociale, tiro un sospiro di sollievo. Appunto mentale: cercare di combattere la sensazione di doversi giustificare perché si è a dieta quando si parla con persone che, effettivamente, faticano a capire l'utilità di una dieta in una società moderna. Nel pomeriggio mi appisolo di nuovo al mare, vado a trovare un'amica dall'altra parte del paese, poi vado a prepararmi per la cena di compleanno di Riccardo. Che da due giorni si sta trascinando in giro con una serie di malanni
alle vie respiratorie, per altro. Cena a base di pesce, senza
carboidrati. Due bicchieri di vino a testa, e non chiediamo neanche
il dolce perché lui sente di avere la febbre e ha bisogno di
riposare, e io quasi quasi sento che mi sto ammalando anch'io.
#mydietdiaries ep.5
lunedì 4 giugno:
mi sveglio con un gran bel tremolio addosso. Mi dico: o hai fatto
casino con gli zuccheri, o hai la febbre. Ho la febbre. Lavoro dalle
8.30 alle 17, vado a casa e mi metto a letto. Voglio morire.
Source: le-souvenir.tumblr.com via j jump jennifer on Pinterest
martedì 5 giugno:
la febbre è scesa, mi trascino dalla dietologa dove scopro che ho
perso solo 500 gr in 3 settimane. Ma poteva andare peggio, davvero.
Non ci rimango neanche troppo male, in fondo so in cosa non sono
stata ligia, e so come rimediare. Mi fa i complimenti per le analisi
del sangue (modestamente...) e non mi varia di molto l'alimentazione
(però mi introduce le pesche-noci nella mia routine-frutta, yeah!) a
patto che ricominci a muovermi. Mi dà qualche dritta su come
affrontare la movida milanese e le tentazioni che ne deriveranno. Ci
diamo appuntamento tra due settimane. Torno a casa e ho di nuovo la
febbre. Mi metto a letto. Se sopravvivo mi muoverò domani, eh!
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2 commenti:
capisco che intendi con " dover giustificare di essere a dieta". anche perchè c'è cchi pensa che se sei a dieta sei triste e sofferente. invece bisogna imparare che il cibo non è l'unica fonte di gioia.
io ancora non l'ho imparato XD
A me quello che fa venire i nervi è la schizofrenia di pensiero: il sovrappeso è diventato qualcosa di socialmente deprecabile, eppure se ti metti a dieta sei esagerata, non ne avresti mica bisogno! Bah. Se solo non si perdesse di vista la parola SALUTE, in tutto questo chiacchierare a ruota libera...
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