Quando incontri Roberto Ciasca hai la dimostrazione che un makeup artist non deve essere per forza un groviglio di mossettine affettate, né che in virtù della sua ormai ben consolidata fama internazionale si senta automaticamente in diritto di trattare tutti gli altri con distacco.
Arrivate all'albergo per l'intervista, lo troviamo in un'area della hall intento a parlare col suo staff di truccatori. Ci invita ad accomodarci poco distante e, mentre ci prepariamo all'idea di dover aspettare un bel po'... lui arriva, ci stringe la mano con virile sicurezza, si mette a sedere di fronte a noi e ci guarda in modo caldo e diretto.
Ci spiega che la riunione che si è appena conclusa serviva ad assegnare i truccatori alle varie ragazze in base a ciò che ha potuto osservare nei giorni precedenti: ogni anno capita che alcune ragazze tendano ad affidarsi a questo o quel truccatore perché l'hanno conosciuto durante le selezioni regionali - questo è bello e legittimo, ma a volte si rischia di creare la fila da un MUA mentre un altro sta fermo a lungo perché c'è stata una sovrapposizione di tempi e di miss, quindi Roberto dall'anno scorso ha iniziato a coordinare il traffico osservando le preferenze e giocando d'anticipo. Per ogni ragazza c'è una scheda trucco compilata in base alle sue esigenze specifiche, e ogni truccatore ha il suo gruppetto di ragazze da gestire. Tutte contente, tutte serene. E belle più che mai.
Roberto ha abbandonato già da qualche anno il mestiere di personal make up artist, ma lo spirito d'osservazione e l'abitudine a studiare da vicino il viso della persona come se fosse il centro esclusivo del proprio lavoro pare non li abbia persi affatto.
Come allievo ed erede di Gil Cagnè, il truccatore delle dive, ha fatto la gavetta tra l'Europa e gli USA.
Che differenza c'è tra il modo in cui ci si approccia al makeup nei due continenti?
"Negli USA in questo momento l'effetto glowing è il massimo, mentre in Italia siamo ancora fermi al make up dal finish matt, al massimo ci concediamo qualche piccolo tocco di illuminante ma non si osa di più, per paura dell'effetto pelle lucida. Quello che un truccatore per lo spettacolo deve tenere presente al giorno d'oggi, comunque, è il modo in cui la tecnologia si è evoluta negli ultimi anni. Lo schermo non perdona, le luci possono indicarci il tipo di trucco da preferire".
Quali sono i tre prodotti indispensabili per truccare le miss?
"Correttori, perché le ragazze hanno dei ritmi molto sostenuti e spesso sono stanche
Primer viso, perché spesso non c'è modo di ritoccare il trucco e bisogna essere sicuri che regga a lungo anche sotto le luci
Fondotinta, perché senza fondotinta non si può neanche iniziare a lavorare"
Tutti prodotti Deborah Milano?
"Certo! Il beauty da portare a Miss Italia si decide con Tiziana Varesi di Deborah Milano, scegliendo tra i prodotti in commercio. Se emerge qualche esigenza in più mi reco in laboratorio e chiedo dei prodotti ad hoc, ma in linea di massima i prodotti che usiamo sulle miss sono quelli che potete tutte trovare in profumeria"
Wow, Deborah Milano ci rende tutte Miss! Ma quante ragazze hai visto passare in tutti questi anni? E come sono cambiate da quando hai iniziato a ora?
"Ho lavorato a Miss Italia dal 1996 al 2000, con Gil, e poi nel 2004, l'anno di Cristina Chiabotto, sono diventato il responsabile del makeup. Avevo 38 anni, so per certo di essere stato il responsabile più giovane della storia di Miss Italia, e dato che lo sono ancora, forse anche il più longevo.
Negli ultimi anni le ragazze hanno imparato a prendersi sempre più cura dei capelli e delle unghie, ma spesso trascurano pelle e denti. Ed è un vero peccato, perché certi particolari sono essenziali. E non è solo una questione di deformazione professionale: a Miss Italia faccio anche parte della giuria tecnica e devo valutare attentamente le loro qualità, il che non vuol dire che debbano essere tutte perfette ma, dato che per loro si prospetta un lavoro in tv, non si può ignorare l'importanza della telegenia".
Quanto è vero che un difetto può anche essere interessante?
"Molto. Ma è anche vero che c'è una linea molto sottile tra il difetto che rende interessante e quello che rovina l'insieme. Entrano in ballo i gusti personali a un certo punto, ma la telegenia è un fattore piuttosto oggettivo. Il fatto è che sono sparite di circolazione le dive, quelle che lanciavano le mode. Ora sei tu che ti allinei ai canoni di bellezza del momento, nella speranza di poter emergere.
E raramente lasci davvero il segno.
D'altra parte è diventato raro che vinca una Miss portatrice di una bellezza fuori dagli schemi, ciò che trionfa è la bellezza rassicurante, dove le varie parti del viso sono proporzionate tra loro. Ma anche le ragazze che non arrivano prime possono essere notate e fare strada, la storia di Miss Italia ne è piena e negli ultimi anni basta pensare a Pamela Camassa che si è classificata terza nell'edizione 2005: la sua carriera è continuata felicemente, malgrado la sua bocca fosse stata definita troppo grande dalla giuria".
Un ricordo di questi anni a Miss Italia?
"Uh, ce ne sarebbero moltissimi! Uno su tutti: il giorno in cui ho visto per la prima volta Cristina Chiabotto. Ogni anno, quando le ragazze arrivano all'albergo per la prima volta, cerco sempre di esserci: mi metto in un punto da cui posso guardarle senza essere visto, per vederle scendere dal bus, parlare, camminare in tutta la loro naturalezza. E di solito già alla prima occhiata mi rendo conto di chi ce la può fare e chi no. Con Cristina è stato inequivocabile: mi è arrivata un'onda d'urto potentissima, lei ce l'avrebbe fatta di sicuro. E infatti..."
E hai già trovato la predestinata alla coroncina di quest'anno?
"Certo, ma non lo dico, perché sono scaramantico!"
Buona idea! Allora raccontaci qualcosa del tuo rapporto con le dive che hai truccato in questi anni...
"Non posso raccontare niente di gustoso senza ledere la privacy delle tante donne che ho conosciuto durante la mia carriera, ma se avete presente quella scena de Il Diavolo Veste Prada in cui Andy trova Miranda a pezzi perché il marito l'ha lasciata e poi dopo pochi secondi, zac, Miranda è di nuovo la sfinge di sempre... ecco, potete farvi un'idea di quante cose io possa aver visto stando a contatto con tutte queste dive.
Per leggere qualcosa di più concreto bisognerà aspettare che esca il libro che sto scrivendo, sulle dieci donne più importanti della mia vita.
Si parla di Anna Strasberg, di Simona Izzo, di Cristina Chiabotto..."
C'è da aspettare molto?
"Uscirà a Natale, spero. Ci vuole tempo per dedicare a tutto loro lo spazio e lo spessore che meritano.
Ma ora dovete farmi le foto?
Aspettate, ché vado a cambiarmi! Non è che perché lavoro dietro le quinte non sono un vanesio, eh! Ci tengo molto ad apparire al meglio, fatemi andare a cambiare!"
A me, Roberto sembra perfetto anche così. Ma prima che scappi via riesco a immortalare il tatuaggio che ha sulla spalla, che è la prima cosa che ho notato quando sono entrata nella hall.
"Non è ancora finito, è un work in progress! Si tratta di un tatuaggio polinesiano, ci sono le orme degli avi e gli spiriti guida. C'è molto dentro, e presto ci sarà ancora di più".
E io, che di tattoo sono appassionata quasi quanto di makeup, scatto e incrocio le dita affinché possa ritrovarmi, un giorno, di nuovo faccia a faccia col grande e generoso Robin, per vedere il suo tatuaggio completato, per farmi autografare il suo libro, e naturalmente per chiedergli se la "sua" Miss ce l'ha fatta anche quest'anno.