Tutti conoscono l'8 marzo.
Quasi tutti si compiacciono di odiare questa ricorrenza per l'invasione di mimose e il dilagare di spogliarelli maschili, riempiendosi la bocca di frasi tanto vuote quanto ipocrite come "la festa della donna deve essere tutto l'anno, non solo l'8 marzo".
Dipende da noi riempire di significato le ricorrenze, e quasi mai ne siamo capaci,
ci riesce meglio fare i fintialternativi.
Da quando ho conosciuto la commissione per le Pari Opportunità del mio comune di residenza,
per me sono cambiate molte cose.
Ho imparato che il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne,
ho imparato che la prevenzione si fa giorno per giorno, passo su passo, e non basta un giorno all'anno per risolvere i problemi, ma è già un inizio.
Il 25 novembre di 3 anni fa mi trovavo in piazza insieme alle mie colleghe della commissione, a distribuire palloncini e fiocchi bianchi, oltre a materiale informativo sugli strumenti che una donna ha a disposizione se vuole denunciare qualsiasi tipo di violenza. Insieme a noi il commissario della polizia locale.
Il messaggio: nessuna è sola.
Nel distribuire il materiale, il mio obiettivo principale erano i bambini, i ragazzini e gli adolescenti in compagnia delle prime fidanzatine: consegnavo il fiocchetto bianco con una certa solennità, dicendo che quello era il simbolo di un grosso impegno che si stavano prendendo, non con me, ma con sé stessi:
l'impegno di rispettare ogni bambina, ogni ragazza, ogni donna, conosciuta e sconosciuta, da qui all'eternità. E anche di non tacere, di non ignorare, di non negare il proprio aiuto nel caso in cui una di queste bambine, ragazze, donne, conosciute o sconosciute, si trovasse in difficoltà a causa di un uomo.
Ogni tanto questi bambini, questi ragazzi e questi adolescenti li incrocio per strada.
Quasi tutti mi riconoscono ancora. Alcuni hanno ancora il fiocchetto bianco appeso allo zaino.
Mi salutano con un sorriso, ci capiamo con uno sguardo solo: l'impegno è ancora vivo.
A volte non basta parlarne, ma a volte sì.
Quindi parliamone. Per favore.
Everybody knows the 8th of March.
Almost everybody is proud to say they hate this date, because of the mimosa invasion and the trashy striptease shows., uttering useless, hypocrite sentences like “we have to celebrate women all year round, not only on the 8th of March”.
Giving a meaning to the celebrations depends on us, and we are seldom able, we prefer pseudounconventional behaviours.
I entered the Equal Opportunity Commission of my town years ago, and I understood many things: I learned that on the 25th of November it's the International Day Against Violence on Women, and that prevention is so important that has to be done everyday, and finding a particular day to start from is already a beginning.
3 years ago, on the 25th on November, I was with my women colleagues in a central spot of our town centre, handing people white balloons and ribbons, as well as leaflets with useful numbers in case you need help.
The police chief was with us.
The message was clear: nobody is alone.
I chased young children and boys with their your girlfriends: I gave them those white ribbons asking them a promise: they should respect any female human being from now to eternity. And not only: NOT be silent, NOT ignore, NOT deny their help if any female human being was in difficulty. I meet some of them sometimes. Most of them still recognize me. Some of them still have the white ribbon pinned on their schoolbags. They greet me with a smile, we understand each other with a glance: they're keeping their promise.
Sometimes talking about some themes isn't enough, but sometimes it is.
So, let's talk about it. Please.
3 commenti:
I really loved this post... so touching*
Thanks so much for sharing***
brava!!
And thank you for reading, my dear!
Ciao Myriam, un bacione!! :*
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